VENERDÌ SANTO

CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE


Secondo la sua veneranda tradizione in questo giorno e nel giorno seguente la Chiesa ambrosiana non celebra l’eucaristia. Nelle ore pomeridiane di questo giorno, e precisamente verso le ore 15 – a meno che per motivi pastorali, non si ritenga opportuno spostare l’orario a più tardi – ha luogo la celebrazione della Passione del Signore.

INIZIO DEI VESPRI


Il sacerdote e il diacono rivestono rispettivamente il piviale e la dalmatica di colore rosso e li tengono per tutto il tempo della celebrazione. Preceduti dai ministranti e dal clero, si recano all’altare e, fatta la debita riverenza, si portano alla sede. Il sacerdote saluta il popolo:

Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.


Il sacerdote, o un altro ministro, può presentare il senso della celebrazione con queste parole o con altre simili:

Ci troviamo raccolti a commemorare e rivivere la passione del Signore. La Chiesa contempla il suo Sposo che, morendo, si offre vittima al Padre per liberare tutta l’umanità del peccato e della morte. Noi adoriamo in questa celebrazione il mistero della nostra salvezza e disponiamo il nostro cuore nella fede e nel pentimento perché possiamo essere raggiunti, guariti e santificati dal sacrificio di Cristo Redentore.


Segue il rito della luce. Mentre si canta il Lucernario, i ministri presentano i due candelieri spenti al sacerdote celebrante. Questi, tracciato un segno di croce sulla lampada accesa, attinge alla fiamma e accende i candelieri. Alcuni ministri dispongono i candelieri vicino o sopra l’altare. Intanto, si accendono gli altri ceri e le lampade della chiesa.
Dopo l’accensione dei candelieri, il sacerdote celebrante, secondo l’opportunità, infonde l’incenso, sale all’altare e lo bacia. Ricevuto il turibolo, incensa l’altare. Al termine dell’incensazione raggiunge la sede.

RITO DELLA LUCE
O Dio, tu sei la mia luce.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

Per te sarò liberato dal male.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

O Dio, tu sei la mia luce.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

Secondo l’opportunità si può cantare il seguente INNO:

INNO

Vexilla Regis pródeunt; Del Re il vessillo sfolgora,
fulget Crucis mystérium, la Croce appare in gloria,
quo carne carnis Cónditor ove il Creator degli uomini
suspénsus est patibulo. è appeso a un patibolo.
 
Confixa clavis viscera, I chiodi lo trafiggono,
tendens manus, vestígia; Gesù sospeso sanguina:
redemptiónis grátia s’immola qui la vittima
hic immolóta est hóstia. che il mondo vuol redimere.
 
Quo vulnerátus insuper Spietata poi lancia
mucróne dirae lánceae; trapassa il cuore esanime;
ut nos laváret crimine, l’acqua e il sangue sgorgano
manávit unda, sánguine. che i nostri errori lavano.
 
Impléta sunt quae cóncinit Veraci ora si adempiono
David fidéli cármine, le profezie di Davide:
dicéndo natiónibus: dal legno del patibolo
«Regnávit a ligno Deus». regna il Signor dei secoli.
 
Arbor decóra et fúlgida Albero degno e fulgido,
ornàta Regis púrpura, del Re il sangue sfolgora;
elécta digno stipite il solo eletto a reggere
tam sancta membra tángere. le membra sue santissime.
 
Beáta, cuius bráchiis Beata croce, simile
prétium pepéndit saéculi! a mistica bilancia!
Statéra facta est córporis, Tu porti, appesa vittima,
praedam tulitque Tártari. che ci salvò dagli inferi.
 
Fundis aróma córtice, Spandi profumi nobili
vincis sapóre néctarem più dolce sei del nettare,
iucúnda fructu fértili lieta di frutti floridi,
plaudis triúmpho nóbili. del Re il trionfo celebri.
 
Salve ara, salve victima, Salve altare e vittima!
de passiónis glória, Nella passione splendida
qua Vita mortem pértulit ormai la morte sgomini,
et morte vitam réddidit. vita è donata agli uomini.
 
O Crux ave, spes única Croce, speranza unica,
hoc passiónis témpore; la Chiesa oggi ti celebra:
auge piis iustitiam ai buoni aggiungi grazie,
reisque dona véniam. ai rei cancella i crimini.
 
Te summa, Deus, Trinitas, O Trinità, ti adorino
colláudet omnis spiritus; i tuoi redenti unanimi:
quos per crucis mystérium la Croce ebbe a redimerli,
salvas, rege per saécula. Amen con la tua Croce salvali. Amen



Un lettore, dall’ambone, proclama la I Lettura dopo aver chiesto la benedizione. Al termine della lettura si esegue il SALMELLO


I LETTURA
Lettura del profeta Isaia (49, 24 – 50, 10)
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Dice il Signore: rivesto i cieli di oscurità.

Si può forse strappare la preda al forte?
Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno?
Eppure, dice il Signore:
«Anche il prigioniero sarà strappato al forte,
la preda sfuggirà al tiranno.
Io avverserò i tuoi avversari,
io salverò i tuoi figli.
Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori,
si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto.
Allora ogni uomo saprà
che io sono il Signore, il tuo salvatore
e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe».
Dice il Signore:
«Dov’è il documento di ripudio di vostra madre,
con cui l’ho scacciata?
Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti?
Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti,
per le vostre colpe è stata scacciata vostra madre.
Per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto?
Perché, ora che chiamo, nessuno risponde?
È forse la mia mano troppo corta per riscattare
oppure io non ho la forza per liberare?
Ecco, con una minaccia prosciugo il mare,
faccio dei fiumi un deserto.
I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto,
muoiono di sete.
Rivesto i cieli di oscurità,
do loro un sacco per mantello».
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Ecco, come una veste si logorano tutti,
la tignola li divora.
Chi tra voi teme il Signore,
ascolti la voce del suo servo!
Colui che cammina nelle tenebre,
senza avere luce,
confidi nel nome del Signore,
si affidi al suo Dio.
Parola di Dio.


SALMELLO
Hanno forato le mie mani e i miei piedi, *
posso contare tutte le mie ossa.

Essi mi guardano, mi osservano,: †
si dividono le mie vesti, *
sul mio vestito gettano la sorte.

Ma tu, Signore, non stare lontano, *
mia forza, accorri in mio aiuto.

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, *
ti loderò in mezzo all’assemblea.

Lodate il Signore, voi che lo temete, *
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe.


Il sacerdote, alla sede, dice una delle seguenti ORAZIONI:

Preghiamo.
Volgi benevolo il tuo sguardo, o Dio misericordioso, su questa famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo, consegnandosi liberamente nelle mani dei carnefici subì il supplizio della croce, e ora, glorioso, vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

oppure:

Preghiamo.
O Dio misericordioso, che per la nostra redenzione hai accettato il sacrificio di Cristo, infrangi l’opera del demonio e spezza le catene della colpa: fa’ che l’antico contagio del male non torni a deturpare l’uomo nuovo che tu hai rigenerato. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.


Un lettore, dall’ambone, proclama la II Lettura dopo aver chiesto la benedizione. Al termine della lettura si esegue il RESPONSORIO. Durante questo canto, se si usa l’incenso, il sacerdote lo pone nel turibolo.

II LETTURA
Lettura del profeta Isaia (52, 13 – 53, 12)
Il quarto cantico del servo del Signore: l’uomo dei dolori che ben conosce il patire.

Così dice il Signore Dio: Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Parola di Dio.


RESPONSORIO
Dense tenebre coprirono tutta la terra,
mentre i Giudei crocifiggevano Gesù.
Verso le tre del pomeriggio,
Gesù invocò a gran voce:
«Mio Dio, mio Dio,
perché mi hai abbandonato?».
Uno dei soldati
gli trafisse il fianco con una lancia,

dopo che egli, chinata la testa,
emise lo spirito.

Ecco sùbito un gran terremoto,
il velo del tempio si strappò
e la terra si scosse,

dopo che egli, chinata la testa,
emise lo spirito.

Il diacono che deve proclamare la Passione del Signore o, in sua assenza un altro sacerdote (rivestito di camice e stola) si porta all’ambone (o sul pulpito) accompagnato, secondo l’opportunità, dai ministranti con l’incenso e i candelieri. Ivi, inchinatosi verso il sacerdote chiede la benedizione. Per sottolineare l’importanza del momento, la processione con l’evangeliario può essere fatta solennemente, partendo dalla sacrestia.
Se non è presente il diacono (o un altro sacerdote), lo stesso sacerdote che presiede, inchinandosi dinanzi all’altare, dice sottovoce la preghiera Purifica il mio cuore…, poi si reca all’ambone (o sul pulpito), eventualmente accompagnato dai ministranti con l’incenso e i candelieri.


PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo (27, 1-56)
La morte del Signore sulla croce.

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.
A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.
Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

A questo punto si spegne ogni luce, tutti s’inginocchiano e, mentre la campana annuncia la Morte del Signore, si spoglia l’altare. Un grande silenzio cala sulla chiesa; poi la lettura prosegue con tono di voce più sommesso.

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.


Al termine della proclamazione della passione il sacerdote (o il diacono) tiene l’OMELIA.


ADORAZIONE DELLA CROCE


Il clero si porta alla sacrestia oppure a un luogo predisposto, dove viene collocata la croce. Il sacerdote dice una delle seguenti ORAZIONI.

ORAZIONE
Preghiamo.
O Dio che ci ami con amore di Padre e, in premio della sua fede, nello stesso giorno portasti il ladro pentito dalla croce al paradiso, liberaci dalle nostre ingiustizie e rendici eredi dei tuoi beni eterni. Per Cristo nostro Signore.


oppure
Preghiamo.
O Dio, che hai redento l’uomo col sangue prezioso del tuo Figlio unigenito, a quelli che adorano la croce concedi la liberazione dal peccato e la vita eterna che dalla stessa croce è scaturita. Per Cristo nostro Signore.


Si forma la processione per portare la croce all’altare lungo la corsia della navata centrale. Precede il clero; segue, adagiata sopra i cuscini, la croce rivolta verso il sacerdote celebrante, che viene immediatamente dopo. Si fanno tre soste di adorazione; in fondo alla chiesa al centro della chiesa e prima di arrivare all’altare.
Ad ogni sosta si canta Ecco il legno della croce… Il popolo risponde Venite, adoriamo, mentre il clero e i fedeli si inginocchiano e la croce viene alzata orizzontalmente per l’adorazione.
Di volta in volta l’invito Ecco il legno della croce… viene cantato in tono più alto.

Ecco il legno della croce, al quale fu sospeso colui che è la salvezza del mondo.
Venite, adoriamo.


La croce viene deposta sui gradini dell’altare. Il sacerdote celebrante e il clero fanno adorazione con tre genuflessioni, a debita distanza l’una dall’altra, prima di giungere a baciare la croce.
Intanto si cantano le seguenti ANTIFONE, alternandole con il SALMO 21 (22).

I ANTIFONA
O Signore, adoriamo la tua croce
e cantiamo gloria alla tua risurrezione.


II ANTIFONA
Adoriamo la tua croce, o Signore;
adoriamo il mistero della tua croce
e la salvezza che viene da te crocifisso.


III ANTIFONA
Noi, ti lodiamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.


SALMODIA
Sal 21 (22)

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? †
Eppure tu sei il Santo, *
tu siedi in trono fra le lodi d’Israele.

In te confidarono i nostri padri, *
confidarono e tu li liberasti;

Ma io sono verme e non uomo, *
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, *
storcono le labbra, scuotono il capo:

«Si rivolga al Signore, lui lo liberi, *
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Non stare lontano da me, †
perché l’angoscia è vicina *
e non c’è chi mi aiuti.

Mi circondano tori numerosi, *
mi accerchiano grossi tori di Basan.

Spalancano contro di me le loro fauci: *
un leone che sbrana e ruggisce.

Io sono come acqua versata, *
sono slogate tutte le mie ossa.

Il mio cuore è come cera, *
si scioglie in mezzo alle mie viscere.

Arido come un coccio il mio vigore, †
la mia lingua si è incollata al palato, *
mi deponi su polvere di morte.

Ma tu, Signore, non stare lontano, *
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, *
ti loderò in mezzo all’assemblea.


PREGHIERA UNIVERSALE

Un diacono, o un altro ministro, all’ambone legge l’intenzione di preghiera. Poi il sacerdote, dopo un breve momento di silenzio, con le braccia allargate dice l’orazione. Se vi sono parecchi sacerdoti, le orazioni possono essere lette a turno a fianco dell’altare; la conclusione sarà del sacerdote che presiede la celebrazione. Per tutto il tempo della preghiera universale i fedeli possono rimanere in ginocchio o in piedi.
In caso di grave necessità pubblica, l’ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione. Nel Messale vengono proposte undici orazioni con annesse orazioni che sono più adatte alla situazione concreta della comunità locale, in modo però che sia rispettata la serie delle intenzioni proposte per la preghiera universale.

1. PER LA SANTA CHIESA
Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa: il Signore Dio nostro le conceda pace e unità, la protegga su tutta la terra e doni a noi di vivere per la sua gloria.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che in Cristo hai rivelato la tua gloria a tutte le genti, custodisci l’opera della tua misericordia e fa’ che la santa Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con fermezza di fede nella professione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.


2. PER IL PAPA
Preghiamo per il nostro santo padre il papa N.: il Signore Dio nostro, che lo ha eletto nell’ordine episcopale, lo conservi alla sua Chiesa per guidare il popolo santo di Dio.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
Dio onnipotente ed eterno, sapienza che reggi tutte le cose, ascolta benigno le nostre preghiere: custodisci con paterna bontà il papa che tu hai scelto per noi perché sotto la sua guida il popolo cristiano, di cui tu sei il pastore unico e vero, cresca nella fede. Per Cristo nostro Signore.


3. PER TUTTI GLI ORDINI SACRI E PER TUTTI I FEDELI
Pregiamo per il nostro vescovo N. e per tutti i vescovi, per i sacerdoti e per i diaconi, per tutti quelli che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo Spirito guidi e santifichi la Chiesa, accogli la preghiera che ti innalziamo perché secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità, nel loro ordine e grado, ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore.


4. PER I CATECUMENI
Preghiamo per i (nostri) catecumeni: il Signore Dio nostro apra i loro cuori alla sua misericordia perché nell’acqua del battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano incorporàti a Cristo Gesù, nostro Salvatore.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli, accresci nei (nostri) catecumeni la luce della fede perché, rinati nel fonte battesimale, siano accolti tra i tuoi figli di adozione. Per Cristo nostro Signore.


5. PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo: il Signore Dio nostro conceda loro di vivere secondo la verità che professano e li raduni e li custodisca nell’unica sua Chiesa.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li serbi nell’unità, guarda con amore al gregge del Figlio tuo; raccogli nell’integrità della fede e nel vincolo della carità quelli che un unico battesimo ha consacrato. Per Cristo nostro Signore.


6. PER GLI EBREI
Preghiamo per i figli del popolo ebraico: il Signore Dio nostro, che un tempo parlò ai loro padri, li aiuti a progredire nel suo amore e nella fedeltà alla sua alleanza.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che ad Abramo e alla sua discendenza hai donato le tue promesse, ascolta la preghiera della tua Chiesa perché quello che un tempo fu il tuo popolo eletto possa giungere alla pienezza della redenzione. Per Cristo nostro Signore.


7. PER I NON CRISTIANI
Preghiamo per quelli che non credono in Cristo: illuminàti dallo Spirito santo, possano entrare anch’essi nella via della salvezza.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, ai nostri fratelli che camminano alla tua presenza in sincerità di cuore, ma non conoscono Cristo, concedi di trovare la verità; e a noi dona di crescere nella carità reciproca e di vivere più profondamente il tuo mistero di salvezza per essere nel mondo testimoni più credibili del tuo amore paterno. Per Cristo nostro Signore.


8. PER QUELLI CHE NON CREDONO IN DIO
Preghiamo per quelli che non credono in Dio perché, vivendo con bontà e con rettitudine di cuore, arrivino a conoscerlo e ad amarlo.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che infondesti nel cuore degli uomini, così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace, concedi ai nostri fratelli di scorgere nel mondo i segni della tua bontà e, vedendo la testimonianza di amore di quelli che credono, di riconoscerti con gioia come unico vero Dio, padre di tutti. Per Cristo nostro Signore.


9. PER I GOVERNANTI
Preghiamo per quelli che sono chiamàti a reggere la comunità civile: il Signore Dio nostro li illumini e li guidi a cercare il bene di tutti nella libertà, nella giustizia e nella pace.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti dei popoli; illumina coloro che ci governano perché promuovano in una pace duratura il progresso sociale e morale, e la libertà civile e religiosa. Per Cristo nostro Signore.


10. PER QUELLI CHE SOFFRONO
Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente perché salvi l’umanità da ogni male: allontani le epidemie, vinca la fame e l’ignoranza, abbatta i muri di ogni separazione, liberi gli oppressi, protegga chi è in viaggio, conceda il ritorno ai lontani da casa, la consolazione ai tribolàti, la salute ai malati, ai morenti la salvezza eterna.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti e sostegno dei deboli, ascolta il grido dell’umanità sofferente e accorri in suo aiuto perché tutti si rallegrino di avere sperimentato la tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.


11. PER I DEFUNTI
Preghiamo per i nostri fratelli che sono morti nella pace di Cristo: associàti a lui nel destino di sofferenza e di morte, possano partecipare alla gloria della sua risurrezione.

Preghiera silenziosa; poi il sacerdote continua:
O Dio onnipotente ed eterno, che hai abbandonato il tuo unico Figlio alla morte di croce perché tutti noi, chiamàti a morire con lui, potessimo con lui rinascere alla vita, dona ai nostri fratelli, che nella fede hanno lasciato questo mondo, di entrare nella gioia della luce senza fine. Per Cristo nostro Signore.


CONCLUSIONE

ORAZIONE
Preghiamo.
O Dio, che hai dato agli uomini come modello di umiltà e di pazienza Gesù Cristo nostro fratello e nostro redentore morto in croce per noi, donaci di accogliere gli insegnamenti della sua passione e di condividere la sua gloria di Salvatore risorto, che vive e regna nei secoli dei secoli.

Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
Amen.


Diacono
Andiamo in pace.
Nel nome di Cristo.


VENERDÌ SANTO

CELEBRAZIONE VESPERTINA “NELLA DEPOSIZIONE DEL SIGNORE”

SALUTO

Il sacerdote (o il diacono), rivestito del piviale rosso, si reca all’altare, fa la riverenza e, giunto alla sede, inizia la celebrazione dicendo:

Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.


Il sacerdote (o un altro ministro) introduce, secondo l’opportunità, la celebrazione. Tutti siedono.

I LETTURA
Lettura del profeta Daniele (3, 1-24)
I tre giovani nella fornace benedicono il Signore.

In quei giorni. Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d’oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l’aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia. Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i governatori, i prefetti, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all’inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
I sàtrapi, i governatori, i prefetti, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all’inaugurazione della statua che aveva fatto erigere il re Nabucodònosor. Un banditore gridò ad alta voce: «Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama: Quando voi udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d’oro che il re Nabucodònosor ha fatto erigere. Chiunque non si prostrerà e non adorerà, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente».
Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, non appena ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d’oro che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei e andarono a dire al re Nabucodonòsor: «O re, vivi per sempre! Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, deve prostrarsi e adorare la statua d’oro: chiunque non si prostrerà e non l’adorerà, sia gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Ora, ci sono alcuni Giudei, che hai fatto amministratori della provincia di Babilonia, cioè Sadrac, Mesac e Abdènego, che non ti obbediscono, o re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d’oro che tu hai fatto erigere».
Allora Nabucodònosor, sdegnato e adirato, comandò che gli si conducessero Sadrac, Mesac e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re. Nabucodònosor disse loro: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».
Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente. Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, i calzari, i copricapo e tutti i loro abiti, e gettati in mezzo alla fornace di fuoco ardente. Poiché l’ordine del re urgeva e la fornace era ben accesa, la fiamma del fuoco uccise coloro che vi avevano gettato Sadrac, Mesac e Abdènego. E questi tre, Sadrac, Mesac e Abdènego, caddero legati nella fornace di fuoco ardente. Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.


CANTICO
Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
«Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Amen.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Amen.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Amen.

Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, servi del Signore, il Signore
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, santi e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Amen.

Benediciamo il Padre e il Figlio, e lo Spirito Santo,
lodiamo ed esaltiamolo nei secoli.
Amen.

Perché ci ha liberati dagl’inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha liberati dalla fiamma ardente,
e ci ha liberati dal fuoco.

Lodate il Signore, perché egli è buono;
perché il suo amore è per sempre».


II LETTURA
Continuazione del profeta Daniele (3, 91-100)
Nabucodònosor vede nella fornace, disceso in mezzo ai tre, uno simile nell’aspetto a un figlio di dèi.

Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi». Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace di fuoco ardente e prese a dire: «Sadrac, Mesac, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadrac, Mesac e Abdènego uscirono dal fuoco. Quindi i sàtrapi, i governatori, i prefetti e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere, che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l’odore del fuoco era penetrato in essi.
Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio. Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, sia fatto a pezzi e la sua casa sia ridotta a letamaio, poiché non c’è nessun altro dio che possa liberare allo stesso modo».
Da allora il re diede autorità a Sadrac, Mesac e Abdènego nella provincia di Babilonia.
Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano i tutta la terra: «Abbondi la vostra pace! Mi è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto potenti le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione».


CANTO
Sul mio dorso hanno arato gli aratori,
hanno fatto lunghi solchi.
Il Signore è giusto:
ha spezzato il giogo degli empi.


PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
Continuazione del Vangelo secondo Matteo (27, 57-61)
La sepoltura del Signore.

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.


Alla lettura del Vangelo può lodevolmente seguire l’omelia che aiuti la riflessione spirituale sul mistero della Passione del Signore, contemplando la sua totale immolazione fino al sepolcro.

Al termine della proclamazione del Vangelo o dopo l’omelia, lasciato un congruo spazio di silenzio, il sacerdote dice:

Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.


ORAZIONE
Preghiamo.
Tu hai voluto, o Dio, che il nostro Salvatore, affidato il corpo al sonno del sepolcro, riscattasse gli antichi giusti dal regno di morte; dona a quanti sono stati sepolti con lui nel battesimo di risorgere alla libertà della nuova vita e di entrare nella gloria con lui, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


CONGEDO
Benedetto il Signore, che vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

Il Signore ci benedica e ci esaudisca.
Amen.

Andiamo in pace.
Nel nome di Cristo.