GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA

Celebrazione vespertina “nella Cena del Signore”

Secondo un’antichissima tradizione della Chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza la partecipazione del popolo.
Sul far della sera, nell’ora più opportuna, si celebra la Messa «nella Cena del Signore», con la partecipazione di tutta la comunità locale. I sacerdoti, che hanno già celebrato nella Messa crismale o per utilità dei fedeli, possono di nuovo concelebrare nella Messa vespertina.
La comunione dei fedeli si può dare soltanto durante la Messa; ai malati invece si potrà portarla in qualunque ora della giornata.



INIZIO DEI VESPRI

Il sacerdote saluta il popolo:

Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.


Il sacerdote, o un altro ministro, può presentare brevemente il senso della celebrazione. Segue il rito della luce.
Mentre si canta il Lucernario, i ministri presentano i due candelieri spenti al sacerdote celebrante. Questi, tracciato un segno di croce sulla lampada accesa, attinge alla fiamma e accende i candelieri. Alcuni ministri dispongono i candelieri vicino o sopra l’altare. Intanto, si accendono gli altri ceri e le lampade della chiesa.
Dopo l’accensione dei candelieri, il sacerdote celebrante, secondo l’opportunità, infonde l’incenso, sale all’altare e insieme agli eventuali concelebranti lo bacia. Ricevuto il turibolo, incensa l’altare. Al termine dell’incensazione raggiunge la sede.

RITO DELLA LUCE
O Dio, tu sei la mia luce.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

Per te sarò liberato dal male.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

O Dio, tu sei la mia luce.

Dio mio, rischiara le mie tenebre.

INNO

Testo latino Traduzione ritmica Versione ridotta
   
Hymnum canámus súpplices Sciogliamo a Cristo un cantico, Sciogliamo a Cristo un cantico,
laudes Deo cum cántico, che venne per redimere che venne per redimere
nostrum genus qui nóxium col sangue suo purissimo nel sangue suo purissimo
suo redimi sánguine. l’umanità colpevole. l’umanità colpevole.
   
Caligo noctem dúxerat Segue la notte al vespero, Segue la notte al vespero,
noctem cruenta crímine, notte di sangue gravida: notte di sangue gravida:
cum venit ad cenam ferus ecco alla cena mistica Gesù sopporta il perfido
Christi sacrátam próditor. il traditore giungere. bacio che morte provoca.
   
Iesus futúra núnciat Cenando con gli Apostoli
Apóstolis cenántibus: Gesù il segreto annuncia:
morti Magístrum pérfidus uno di voi discepoli
convíva tradet caélicum. ha di tradirmi in animo.
   
Iudas pudóri immemor D’ogni pudor dimentico
Christi genis dat ósculum; Giuda dà un bacio perfido
pium sed Agnus innocens e il mite Agnello degnasi
negáre nescit ósculum. il bacio a Giuda rendere.
   
Tunc villis argénti nitor Vile bagliore argenteo Vile bagliore argenteo
lucem pepéndit saéculi; vinse il fulgor dei secoli; vinse il fulgor dei secoli;
mercátor ille péssimus Giuda, mercante pessimo, Giuda, mercante pessimo,
solem tenébris véndidit. vende il sole alle tenebre. vende il sole alle tenebre.
   
   
Praeses Pilátus inscium Pilato vuol prosciogliere
Iesum fatétur críminis, Gesù che giusto giudica,
undáque palmas ábluens ma poi le mani lavasi
plebis furóri trádidit. e lo consegna al popolo.
   
At turba saevi pérdita Grida la turba immemore, Grida la turba immemore,
vitam latrónis praéferens, ed il ladrone scelgono; Gesù vuol crocifiggere:
damnat supérnum Iúdicem condanna il sommo Giudice la Vita, stolti, uccidono
crucique Regem déstinat. e Gesù crocifiggono. che i morti fa risorgere.
   
Vinclis Barábbas sólvitur, Così Barabba slegano
quem culpa morti addixerat; e l’omicida è libero;
et Vita mundi caéditur, la Vita, stolti, uccidono
per quam resúrgunt mórtui. che i morti fa risorgere.
   
Patri simúlque Filio, Onore, lode e gloria Onore, lode e gloria
Tibique, Sancte Spiritus, al Padre, all’Unigenito, al Padre, all’Unigenito,
sicut fuit, sic iúgiter e a te, divino Spirito, e a te, divino Spirito,
saeclum per omne glória. Amen. negli infiniti secoli. Amen. negli infiniti secoli. Amen.


RESPONSORIO
Questa stessa notte voi tutti resterete
scandalizzati per causa mia.

Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore.
e le pecore del gregge saranno disperse».

Così, non avete trovato la forza
di stare svegli un’ora con me,
voi che vi esortavate a vicenda a morire con me?
Ma Giuda, vedete come non dorme
e si affretta a consegnarmi ai Giudei.
Alzatevi, andiamo. Ormai l’ora è venuta.

Infatti sta scritto: «Ucciderò il pastore.
e le pecore del gregge saranno disperse».

LETTURA VIGILIARE
Lettura del profeta Giona (1,1 - 3,5.10)
Il segno di Giona

In quei giorni. Fu rivolta a Giona, figlio di Amittài, questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me». Giona invece si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore.
Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi. I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio e gli disse: «Che cosa fai così addormentato? Àlzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo».
Quindi dissero fra di loro: «Venite, tiriamo a sorte per sapere chi ci abbia causato questa sciagura». Tirarono a sorte e la sorte cadde su Giona. Gli domandarono: «Spiegaci dunque chi sia la causa di questa sciagura. Qual è il tuo mestiere? Da dove vieni? Qual è il tuo paese? A quale popolo appartieni?». Egli rispose: «Sono Ebreo e venero il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terra». Quegli uomini furono presi da grande timore e gli domandarono: «Che cosa hai fatto?». Infatti erano venuti a sapere che egli fuggiva lontano dal Signore, perché lo aveva loro raccontato.
Essi gli dissero: «Che cosa dobbiamo fare di te perché si calmi il mare, che è contro di noi?». Infatti il mare infuriava sempre più. Egli disse loro: «Prendetemi e gettatemi in mare e si calmerà il mare che ora è contro di voi, perché io so che questa grande tempesta vi ha colto per causa mia».
Quegli uomini cercavano a forza di remi di raggiungere la spiaggia, ma non ci riuscivano, perché il mare andava sempre più infuriandosi contro di loro. Allora implorarono il Signore e dissero: «Signore, fa’ che noi non periamo a causa della vita di quest’uomo e non imputarci il sangue innocente, poiché tu, Signore, agisci secondo il tuo volere». Presero Giona e lo gettarono in mare e il mare placò la sua furia. Quegli uomini ebbero un grande timore del Signore, offrirono sacrifici al Signore e gli fecero promesse.
Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse:
«Nella mia angoscia ho invocato il Signore
ed egli mi ha risposto;
dal profondo degli inferi ho gridato
e tu hai ascoltato la mia voce.
Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare,
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
Io dicevo: “Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore, mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino al tuo santo tempio.
Quelli che servono idoli falsi
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode
offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore».
E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiaggia.
Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore.
Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta».
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Parola di Dio.


SALMELLO
Vegliate e pregate,
per non entrare nella tentazione,
perché il Figlio dell’uomo
sta per essere consegnato

nelle mani dei peccatori!

Alzatevi, andiamo:
è qui colui che mi consegnerà

nelle mani dei peccatori!

Il sacerdote recita o canta una delle seguenti ORAZIONI

Preghiamo.
O Dio giusto e buono, ricordando il castigo che Giuda trovò nel suo stesso delitto e il premio che il ladro ricevette per la sua fede, ti imploriamo che arrivi fino a noi l’efficacia della tua riconciliazione, e come a quelli fu data, nella passione redentrice, la ricompensa secondo la disposizione del loro cuore, così a noi, liberati dall’antica colpa, sia concessa la grazia della beata risurrezione con Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito santo, per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Preghiamo.
Ci hai convocato, o Padre, a celebrare la santa cena nella quale il tuo unico Figlio, consegnandosi alla morte, affidò alla Chiesa come convito del suo amore il nuovo ed eterno sacrificio; concedi che dalla celebrazione di così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11, 20-34)
La cena del Signore.

Fratelli, quando vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO
«Siete venuti a prendermi
armati di spade
come fossi un ladro!
Ogni giorno ero in mezzo a voi
ad insegnare,
e non mi avete arrestato!
Adesso mi consegnate

perché sia crocifisso!».

Mentre ancora stava parlando,
ecco arrivare la folla,
ed anche l’apostolo di nome Giuda
si avvicinò a Gesù per dargli un bacio.
«Giuda, Giuda, con un bacio
tradisci il Figlio dell’uomo,

perché sia crocifisso!».

PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
Passione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo (26, 17-75)
L’ultima cena e l’avvio della Passione del Signore.

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti:
Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico:
d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire sulle nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».
Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!».
Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Parola del Signore.


DOPO IL VANGELO
Oggi, Figlio dell’Eterno, come amico
al banchetto tuo stupendo, tu mi accogli.
Non affiderò agli indegni il tuo mistero
né ti bacerò tradendo come Giuda,
ma ti imploro, come il ladro sulla croce,
di ricevermi, Signore, nel tuo regno.


A CONCLUSIONE DELLA LITURGIA DELLA PAROLA
Dona, o Padre di misericordia, a tutti i credenti la salvezza operata dalla passione redentrice e infrangi per il tuo amore infinito i vincoli dell’antica condanna in cui ricadiamo continuamente a motivo della nostra fragilità umana. Per Cristo nostro Signore.


Non si dice il Credo


SUI DONI
Signore santo, Dio onnipotente, ti sia gradito questo nostro sacrificio: colui che te lo offre, e insegna oggi ai discepoli a rinnovarlo come suo memoriale, è lo stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli.


PREFAZIO
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Il tuo unigenito Figlio, che possiede con te la natura divina, per cancellare le nostre colpe si è fatto uomo; venuto a liberarci, pur essendo il Signore è venduto a sacrilego prezzo da un servo; e colui che giudica gli angeli è trascinato davanti al tribunale di un uomo. Così strappò dalla morte coloro cui aveva dato la vita.
Per questo mistero d’amore uniti agli angeli e ai santi eleviamo a te, o Padre, unico Dio col Figlio e con lo Spirito santo, l’inno della triplice lode: Santo, santo, santo…


Si prosegue con la Preghiera Eucaristica V.


ALLO SPEZZARE DEL PANE
«Questo è il corpo che è dato per voi;
questo calice è la nuova alleanza
nel mio sangue – dice il Signore -.
Ogni volta che ve ne cibate,
fate questo in memoria di me».


ALLA COMUNIONE
Sono triste fino alla morte:
rimanete qui e vegliate con me.
Ora vedrete una folla circondarmi
e voi fuggirete,
mentre andrò a immolarmi per voi.


Terminata la distribuzione della comunione, il sacerdote pone la pisside con le particole sull’altare; stando in piedi, infonde l’incenso nel turibolo; si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside.
Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della riposizione, convenientemente ornato. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta il Pange lingua o un altro canto adatto.

PANGE LINGUA

Pange, lingua, gloriósi Il mistero dell’altare
córporis mystérium, canti lieto l’animo;
sanguinisque pretiósi, il suo corpo e il suo sangue
quem in mundi pretium Cristo ci comunica;
fructus ventris generósi, pegno certo di salvezza
rex effúdit géntium. offre a tutti gli uomini.
 
Nobis datus, nobis natus È mandato a noi dal Padre,
ex intácta Virgine, nasce dalla Vergine;
et in mundo conversátus, nella terra che l’attende
sparso verbi sémine, il vangelo predica;
sui moras incolátus con noi vive, con noi soffre:
miro clausit órdine. ama senza limiti.
 
In suprémae nocte cenae, Dai fratelli si congeda
recúmbens cum frátribus, col banchetto mistico ;
observáta lege plene e nel rito della Pasqua,
cibis in legálibus, che devoto celebra,
cibum turbae duodénae egli dona come cibo
se dat suis mánibus. tutto se medesimo.
 
Verbum caro, panem verum, Rende il pane carne viva,
Verbo carnem éfficit, benedice il calice;
fitque sanguis Christi merum; muta il vino in sangue vero;
et si sensus déficit, ogni attesa supera.
ad firmándum cor sincérum Ed è Cristo che l’afferma:
sola fides súfficit. noi dobbiamo credergli.
 
Tantum ergo Sacraméntum La divina eucaristia
venerémur cérnui; adoriamo supplici;
et antíquum documéntum Cristo fonda un’era nuova
novo cedat ritui: che non ha più termine;
praestet fides suppleméntum e la fede ci rivela
sénsuum deféctui. che tra noi egli abita.
 
Genitóri, Genitóque Lode al Padre, onore al Figlio,
laus et iubilátio; ch’egli sempre genera;
salus, honor, virus quoque sommo gaudio, eterno osanna,
sit et benedictio; esultante cantico;
Procedénti ab utróque gloria all’infinito Amore,
compar sit laudátio. Amen. il divino Spirito. Amen.


Giunta la processione al luogo della riposizione, il sacerdote depone la pisside nel tabernacolo, poi si inginocchia e incensa il Santissimo Sacramento; chiude il tabernacolo.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri concludono i vespri all’altare maggiore, o all’altare stesso della riposizione.


CONCLUSIONE DEI VESPRI


ANTIFONA
Ascolta, il Maestro ti dice: *
«Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli».


SALMODIA

Sal 69 (70)


O Dio, vieni a salvarmi, *
Signore, vieni presto in mio aiuto.

Siano svergognati e confusi *
quanti attentano alla mia vita.

Retrocedano, coperti d’infamia, *
quanti godono della mia rovina.

Se ne tornino indietro pieni di vergogna *
quelli che mi dicono: «Ti sta bene!».

Esultino e gioiscano in te *
quelli che ti cercano;

dicano sempre: «Dio è grande» *
quelli che amano la tua salvezza.

Ma io sono povero e bisognoso: *
Dio, affréttati verso di me.

Tu sei mio aiuto e mio liberatore: *
Signore, non tardare.

Sal 133 (134)

Ecco, benedite il Signore, *
voi tutti servi del Signore;

voi che state nella casa del Signore *
durante la notte.

Alzate le mani verso il santuario *
e benedite il Signore.

Il Signore ti benedica da Sion: *
egli ha fatto cielo e terra.

Sal 116 (117)

Genti tutte, lodate il Signore, *
popoli tutti, cantate la sua lode,

perché forte è il suo amore per noi, *
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

ANTIFONA
Ascolta, il Maestro ti dice: *
«Da te voglio fare la pasqua con i miei discepoli».


DOPO LA COMUNIONE
Concedi, o Dio nostro, a noi che nella cena del tuo Figlio unigenito abbiamo partecipato al suo corpo e al suo sangue, di non essere coinvolti nelle tenebre del discepolo infedele, ma di riconoscere in Cristo il nostro Salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli.


La celebrazione si chiude come al solito:
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
Amen.


Diacono
Andiamo in pace.
Nel nome di Cristo.




Lavanda dei piedi

La lavanda dei piedi può essere fatta in qualsiasi momento della giornata, anche prima o dopo la celebrazione, ma non mai durante la Messa. Se questa cerimonia precede o segue la Messa si usano i paramenti di colore rosso, altrimenti si usa il piviale di colore morello. Il sacerdote, deposta, se è necessario, la casula, si porta davanti a coloro che sono stati prescelti per il rito, e con l’aiuto di ministri versa dell’acqua sui piedi e li asciuga.
Durante il rito si esegue parte del Salmo 118 (119) con la propria antifona, o altri canti adatti alla circostanza.


ANTIFONA
Il Signore si alzò da tavola, versò acqua in un catino *
e incominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
«Se io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, *
tanto poi voi li dovete lavare gli uni agli altri».


SALMODIA
Sal 118 (119), 1-16

Beato chi è integro nella sua via *
e cammina nella legge del Signore.

Beato chi custodisce i suoi insegnamenti *
e lo cerca con tutto il cuore.

Non commette certo ingiustizie, *
e cammina nelle sue vie.

Tu hai promulgato i tuoi precetti *
perché siano osservati interamente.

Siano stabili le mie vie, *
nel custodire i tuoi decreti.

Non dovrò allora vergognarmi, *
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.

Ti loderò con cuore sincero, *
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.

Voglio osservare i tuoi decreti: *
non abbandonarmi mai.

Come potrà un giovane tenere pura la sua via? *
Osservando la tua parola.

Con tutto il mio cuore ti cerco: *
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

Ripongo nel cuore la tua promessa *
per non peccare contro di te.

Benedetto sei tu, Signore; *
Insegnami i tuoi decreti.

Con le mie labbra ho raccontato *
tutti i giudizi della tua bocca.

Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia *
più che in tutte le ricchezze.

Voglio meditare i tuoi precetti, *
considerare le tue vie.

Nei tuoi decreti è la mia delizia, *
non dimenticherò la tua parola.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre; *
nei secoli dei secoli. Amen.


ANTIFONA
Il Signore si alzò da tavola, versò acqua in un catino *
e incominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli.
«Se io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, *
tanto poi voi li dovete lavare gli uni agli altri».


Il sacerdote conclude con l’ORAZIONE:
Preghiamo.
Signore Gesù, che hai lavato i piedi ai tuoi discepoli, accogli l’umile servizio che per tuo comando compiamo e detergi dal nostro cuore ogni colpa, o misericordioso Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.


Se alla lavanda dei piedi non segue la Messa, il sacerdote congeda i presenti benedicendoli.